28.08.2024
La Corte penale condanna due gestori della società ginevrina PETROSAUDI a 6 e 7 anni di reclusione per aver distratto più di 1 miliardo di dollari dal fondo sovrano malese 1MDB (SK.2023.24)



La Corte penale ha ritenuto che i due imputati, agendo di concerto con delle persone attive in seno al fondo sovrano malese 1MALAYSIA DEVELOPMENT BERHAD (1MDB), abbiano messo in piedi una truffa che ha permesso loro di percepire USD 1 miliardo a danno di 1MDB sulla base di un falso partenariato di joint-venture tra PETROSAUDI e 1MDB. La Corte ha altresì constatato che dopo la conversione della joint-venture in prestito islamico, gli imputati, nell'ambito di atti di amministrazione infedele a danno di 1MDB, hanno prestato assistenza alla distrazione di due tranches supplementari di rispettivamente USD 500 milioni e USD 330 milioni, legittimandole sulla base di opportunità d'investimento fittizie. Infine, hanno riciclato l'insieme delle somme distratte.

Joint venture
Nell'agosto e settembre 2009, gli imputati hanno elaborato una proposta di partenariato d'investimento che consisteva in una pretesa associazione tra Stati (government to government), ossia l’Arabia Saudita – di cui il gruppo PETROSAUDI ne era artificiosamente stato presentato come il veicolo finanziario – e la Malesia – per l'intermediario di 1MDB. Gli imputati hanno agito di concerto con Jho LOW – persona di fiducia dell'allora premier malese Najib RAZAK e consulente ufficioso senza ruoli formali in seno a 1MDB – e con il supporto di due membri del management di 1MDB e di Najib RAZAK stesso.

Gli imputati si sono adoperati per far credere ai membri del Board of Directors (o consiglio di amministrazione) di 1MDB che PETROSAUDI era legata al governo dell'Arabia Saudita e che in questo contesto avrebbe effettuato degli apporti alla joint venture nella forma di attivi petroliferi significativi. In realtà, entrambe le allegazioni erano contrarie alla verità, aspetto di cui gli imputati erano perfettamente al corrente. L'agire degli imputati ha generato una certa fiducia nelle persone truffate (ovvero alcuni membri del consiglio di amministrazione 1MDB), ponendole in una posizione delicata. Queste circostanze hanno permesso l'esecuzione dell'inganno astuto, che mirava al trasferimento di USD 1 miliardo verso la joint venture ed alla successiva distrazione. In conformità con il piano elaborato dagli imputati e dai loro correi, la somma è stata trasferita dalle casse di 1MDB il 30 settembre 2009. Il 70% della stessa è stata versata su un conto bancario la cui titolare era una società detenuta da Jho Low, il quale ne ha trasferita una parte agli imputati; il surplus è stato utilizzato dai partecipanti all'infrazione nei loro interessi. Per questa fattispecie, la Corte penale ha riconosciuto gli imputati colpevoli di truffa.

Conversione in prestito islamico e (falsi) investimenti supplementari
Nel dicembre del 2009, poco dopo la distrazione di USD 1 miliardo, tra gli imputati prende piede l'idea di una conversione della joint venture in prestito islamico; questo strumento, presentato a 1MDB come più stabile e redditizio, era in realtà unicamente finalizzato all'ottenimento di ulteriori fondi da quest'ultima. È in queste circostanze che nel luglio 2010, gli imputati hanno richiesto a 1MDB la concessione di una tranche aggiuntiva di UDS 500 milioni per l'acquisto di una pretesa partecipazione in un gruppo energetico francese ad un prezzo del 20% inferiore a quello di mercato. La richiesta è poi stata approvata il 9 settembre 2010 dai membri del Board of Directors de 1MDB. In realtà, l'opportunità di investimento non esisteva e anche tali fondi sono stati distratti dai partecipanti all'infrazione, senza che ne derivasse alcun beneficio per 1MDB.

Seguendo il medesimo schema, nel maggio del 2011 – dopo il rimborso di una piccola parte dei fondi distratti a 1MDB a titolo di interessi, per dare l'impressione che gli investimenti precedenti risultassero redditizi – altri USD 330 milioni sono stati sottratti dal fondo sovrano allo scopo di finanziare un preteso progetto di trivellazione – inesistente – da effettuarsi nell'est dell’Arabia Saudita.

Per queste due fattispecie, la Corte ha ritenuto che i membri del Board of Directors di 1MDB non sono stati vittime di un inganno astuto. In effetti, sebbene gli argomenti avanzati dai partecipanti all'infrazione fossero in gran parte gli stessi che in precedenza, una serie di elementi avrebbe dovuto indurre 1MDB a una certa prudenza. Nella misura in cui l'astuzia non è stata riconosciuta, la Corte ha ritenuto la qualifica sussidiaria di amministrazione infedele aggravata prevista nell'atto di accusa; dal momento che agli imputati non può essere riconosciuta qualità di gestore di 1MDB, la condanna verte sulla complicità per l'assistenza prestata a uno dei membri del management (già coautore della precitata truffa).

Riciclaggio di denaro
Una volta dirottato il denaro, gli imputati hanno effettuato un numero molto elevato di atti suscettibili di vanificare l’accertamento dell’origine, il ritrovamento o la confisca dei valori patrimoniali. Sulla base delle constatazioni della Corte, il primo ha commesso 370 atti vanificatori su 12 conti bancari, per un totale di USD 7 miliardi, CHF 175 milioni, GBP 80 milioni e EUR 12 milioni, allorché il secondo ha commesso 220 atti vanificatori, su 11 conti bancari, per un totale dell'ordine di USD 5 miliardi, GBP 19.5 milioni e CHF 5 milioni. La Corte ha ritenuto che entrambi abbiano agito per mestiere, conto tenuto del tempo e dell'energia profusi, così come dei redditi ricavati, e li ha riconosciuti colpevoli di riciclaggio di denaro aggravato.

Pena, pretese civili e confische
La Corte ha ritenuto che una pena detentiva fosse adeguata, tenendo conto delle circostanze in cui sono stati commessi i reati. Per determinarne l'entità, sono stati considerati gli importi molto elevati in gioco, l'intensità dell'attività criminale, il movente egoistico e, come fattore attenuante, il tempo trascorso. La differenza nelle pene inflitte si spiega sulla base del fatto che uno dei gerenti di PETROSAUDI si è arricchito significativamente più dell'altro e ha commesso un numero più elevato di atti vanificatori. Per il resto, la Corte ha condannato gli imputati a restituire in solido a 1MDB le somme distratte e una parte dei valori patrimoniali sotto sequestro e ha ordinato la confisca di alcuni elementi del loro patrimonio.

La sentenza non è cresciuta in giudicato.

Allegati: Dispositivo SK.2023.34 del 28 agosto 2024, Comunicato stampa SK.2023.24 in inglese


Contatto:
Estelle de Luze, addetta stampa, presse@bstger.ch, tel. 058 480 68 68





Ritornare alla pagina precedente: Comunicati stampa 2024